Agenzia di Stampa ZENIT, Lunedì 31 gennaio 2005

Nuovi esami chimici sulla Sindone ne smentiscono la datazione medievale

Il lino sarebbe infatti molto più antico


ROMA - L'AMSTAR (The American Shroud of Turin Association for Research), un'organizzazione scientifica che si dedica alla ricerca sulla Sacra Sindone di Torino, ha annunciato il 19 gennaio che la prova del carbonio 14 avvenuta nel 1988 non è stata effettuata sul lenzuolo funebre originale, ma piuttosto su una zona ritessuta della Sindone, producendo così una datazione errata.

Le prove del carbonio 14 effettuate da tre laboratori del radiocarbonio avevano collocato l'età della Sindone fra il 1260 e il 1390 d.C.

Secondo il professor Raymond N. Rogers, membro del Los Alamos National Laboratory nel New Mexico: "Esami chimici indicano che il lino della Sindone in realtà è molto antico – molto più antico della data radiocarbonica pubblicata nel 1988".

Il chimico sostiene che "il campione usato nel 1988 per verificare l'età della Sindone di Torino è stato prelevato da una zona della Sindone ritessuta".

Le nuove scoperte dello scienziato americano sono state pubblicate nel numero corrente di Thermochimica Acta (Volume 425, Numeri 1-2, 20 gennaio 2005, pp. 189-194), un giornale scientifico che tratta di chimica.

Per approfondire il tema e comprendere se e in che misura i nuovi studi di Rogers siano in grado di cambiare i termini del dibattito sull’autenticità della Sindone, ZENIT ha intervistato Emanuela Marinelli, laureata in Scienze Naturali e Geologiche, che da quasi trent’anni si occupa della Sindone.

Sull’argomento ha scritto numerosi libri ed insieme al fratello Maurizio cura un sito internet sul quale vengono pubblicate le ultime novità scientifiche (www.sindone.info).

Il professor Raymond Rogers sostiene che le prove effettuate sulla Sindone nel 1988 non sono affidabili perché riguardanti una parte ritessuta del lino. Qual è il suo parere in proposito?

Marinelli: L’autorevolezza della rivista scientifica sulla quale il dott. Rogers ha pubblicato il suo lavoro, Thermochimica Acta, e la grande esperienza di questo chimico di chiara fama, sia come analista che come esperto della Sindone, rendono il suo studio altamente qualificato.

Il dott. Rogers parla da scienziato dopo aver condotto indagini su materiale prelevato dalla Sindone. Le sue affermazioni non possono essere messe in discussione, dunque le sue conclusioni sono da ritenersi definitive: le analisi condotte nel 1988 con il metodo del radiocarbonio hanno fornito risultati inattendibili perché il campione esaminato non era composto solo da fili originali della Sindone, ma anche da fili aggiunti successivamente per un rammendo cosiddetto “invisibile”, cioè che non appare alla semplice osservazione ad occhio nudo. Questo rammendo si era reso necessario nei secoli passati per l’usura causata dall’intensa manipolazione di quella zona.

Queste nuove scoperte cambiano qualcosa nel dibattito sull'autenticità della Sindone?

Marinelli: Certamente! Prima di queste analisi c’era il forte sospetto che l’esame radiocarbonico fosse stato condotto su un campione non rappresentativo della Sindone perché prelevato da un angolo presumibilmente rinforzato con fili aggiunti. Ora non si parla più di sospetto, ma di certezza della non validità del risultato radiocarbonico che collocava l’origine della Sindone al Medioevo, quindi viene a cadere definitivamente l’unico ostacolo che era sorto per l’autenticità della venerata reliquia.

Dopo tanti anni di studio che idea si è fatta della Sindone? Chi è l'uomo di cui è rimasta l'impronta? E come si può credere che si tratti veramente di Gesù Cristo?

Marinelli: La Sindone ha tutte le caratteristiche di un vero lenzuolo funebre, che corrisponderebbe alla cultura giudaica dell’epoca di Gesù. Il filato, la tessitura e la manifattura sono confrontabili a quelli dell’area siro-palestinese di duemila anni fa. Sulla reliquia sono stati trovati numerosi pollini di piante che non vivono in Europa; alcuni di questi sono tipici o addirittura esclusivi del deserto del Sinai.

Altre interessanti microtracce sono quelle dell’aragonite, confrontabile con lo stesso minerale trovato nelle grotte di Gerusalemme; e poi ci sono residui di aloe e mirra, proprio le due spezie profumate di cui parla il Vangelo per la sepoltura di Gesù. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un uomo martoriato, che ha versato copioso sangue. Alle analisi è risultato vero sangue umano decalcatosi da ferite, non aggiunto con il pennello!

Le torture subite dall’Uomo della Sindone, la flagellazione, la coronazione di spine, la crocifissione, sono in pieno accordo con quelle inflitte dai Romani a Gesù, non solo per quanto si può desumere dal Vangelo, ma anche per i dettagli veritieri dal lato storico-archeologico e medico-legale.

Un esempio: all’epoca di Gesù nella crocifissione non si usava ancora il suppedaneo, un elemento più tardivo che gli artisti quasi sempre riportano, ed i chiodi si conficcavano perciò nei polsi, per sostenere il peso del corpo; ma tutto ciò non era conosciuto in epoca medievale, quando un contraffattore si sarebbe ispirato proprio alla tradizione artistica per realizzare il suo falso. Invece la Sindone contrasta con le conoscenze medievali e si accorda con quanto noi oggi sappiamo, confermando così ancora una volta la sua autenticità.

Sull’identificazione dell’Uomo della Sindone, penso che la migliore considerazione l’abbia fatta un bambino. In risposta a chi diceva che la Sindone, pur ammessa l’epoca di Gesù, potrebbe essere quella di un qualsiasi altro crocifisso, disse: “Ma gli apostoli non erano così stupidi da buttare via la Sindone di Gesù e conservarsi quella di un ladrone!”.

Senza poi considerare che in realtà i comuni crocifissi venivano gettati in una fossa comune, mentre qui siamo in presenza di un lenzuolo di valore, un telo pregiato che solo un uomo ricco poteva permettersi. E a questo punto risuonano le parole del Vangelo: “…giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe…..”, “…egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce…”. Resta il mistero affascinante dell’impronta di quel cadavere, che rimase nel lenzuolo solo poche ore e vi lasciò l’ombra in negativo delle sue sembianze, la cui causa più verosimile appare un fiotto di luce o di energia.

Ancora una volta le parole del Vangelo ci richiamano all’evento straordinario del Tabor: “…Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce…”. Qui anche la scienza si arresta e tutto il mosaico si ricompone: l’Uomo della Sindone è Gesù, non sussistono più obiezioni.


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