Cattedrale di Torino, 23 Maggio 2010


Omelia S. Messa di chiusura dell’ostensione della Sindone 2010

“ABBIAMO VISTO LE GRANDI OPERE DI DIO” (Deuteronomio 11, 7 - Luca 5, 26)


Premessa
    Oggi, solennità della Pentecoste, il nostro sguardo di fede implorante è rivolto allo Spirito Santo affinché, secondo la promessa di Gesù, ci guidi alla conoscenza della verità tutta intera: la verità sul mistero di Dio–Amore e la verità sull’uomo chiamato alla comunione con Dio anche attraverso il mistero della sofferenza.
    La Parola della Scrittura che è stata proclamata ci ha ricordato che Gesù ci ha promesso il dono dello Spirito: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre» (Vangelo); ci ha poi descritto l’evento della Pentecoste quando lo Spirito Santo è sceso su Maria e gli Apostoli (1a lett.) ed infine ci ha invitati ad impostare la nostra vita secondo i desideri dello Spirito e non secondo i desideri della carne perché abbiamo la grande dignità di figli di Dio. Se siamo figli siamo anche eredi: «Eredi di Dio, coeredi di Cristo se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (2a lett.).
    Siamo giunti alla conclusione di questa solenne Ostensione della Sindone, la prima del terzo millennio. Per quale motivo abbiamo voluto organizzare questo evento? Per dare la possibilità a quanti sarebbero venuti a venerarla di sperimentare il dono che si riceve quando si entra in sintonia di fede e preghiera con le sofferenze di Cristo, che sono la via maestra per partecipare anche alla grazia della sua risurrezione. Questo è quanto si è realizzato nelle sei settimane dell’Ostensione e l’Eucaristia che stiamo celebrando vuole essere il nostro rendimento di grazie per aver avuto il privilegio di vedere le meraviglie che il Signore ha compiuto con la sua azione salvifica nel cuore delle persone.
    Ora sento il bisogno di comunicarvi, a cuore aperto, l’esperienza spirituale che ha segnato la mia persona in questo tempo dell’Ostensione della Sindone.
 
1.    Che cosa ho visto
a)      Ho visto ancora una volta, con grande commozione, l’immagine del Crocifisso della Sindone e ho fissato il mio sguardo d’amore sui segni impressionanti dell’umana sofferenza affrontata da Gesù nella sua passione e morte. Una sofferenza che mi ha parlato d’amore, di un amore infinito e personale, donato a tutti, ma anche e in modo infinito a ciascuno di noi, come ci ricorda San Paolo nella Lettera ai Galati: «Cristo ha amato me e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2, 20). Fermandomi in silenziosa preghiera davanti alla Sindone mi sono risuonate dentro queste parole che Gesù ancora una volta mi ha ripetuto attualizzando per me un testo del profeta Isaia: «Non temere perché ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni … perché tu sei prezioso ai miei occhi perché sei degno di stima e io ti amo» (Is 43, passim). Mi sono sentito rinfrancato perché quell’amore di Cristo crocifisso mi ha avvolto di una luce nuova, quella della sua risurrezione: «Sono risorto e sono sempre con te» (Liturgia della Messa pasquale). Questo mi ha dato la certezza che il mio peccato è perdonato e che anche la mia morte sarà annientata dalla gloria della risurrezione.
b)     Ho anche visto scolpita sul volto dei numerosi pellegrini l’immagine di tutta l’umanità:
·      un’umanità sofferente (la Passio hominis) che sperimenta nelle proprie membra i patimenti di Cristo e da questi si sente redenta e consolata;
·      un’umanità in cammino alla ricerca di un Volto, il volto di un uomo che è Volto di Dio, il Volto di Gesù, per riuscire a ritrovare la forza di andare avanti con fiducia, quella che nasce dal sentirsi veramente amati da un Dio che si fa uomo per entrare nelle nostre più terribili oscurità e così introdurci in quella luce che dà la certezza che nulla di quanto viviamo è privo di senso;
·     un’umanità bisognosa di ritrovare conferme alla propria fede perché smarrita nel dubbio, affaticata nella ricerca, ma comunque disposta ad arrendersi all’evidenza di un amore crocifisso e dire, come il centurione romano: «Davvero quest’uomo è Figlio di Dio» (Cf Mc 15, 39).  
c)      Ho visto tanta voglia di preghiera prolungata e silenziosa, soprattutto nella cappella dell’adorazione eucaristica o davanti alla Sindone, dove molte persone hanno sostato a lungo nella navata centrale del Duomo.
         Ho visto la gente fare la fila accanto ai confessionali, nella penitenzieria, per cercare l’abbraccio della misericordia di quel Padre che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16).
         Ho visto le lacrime di commozione di tante persone che esprimevano in quel modo la loro riconoscenza nel sentirsi abbracciate dall’amore di Gesù, spesso percepito come lontano, ma ora sentito così vicino, veramente presente ed autentico Consolatore nelle loro situazioni di vita.
 
2.    Che cosa avverto nel mio cuore in questo momento
a)      Innanzitutto il dovere di cantare al Signore il mio grande e sincero rendimento di grazie per le meraviglie che ha compiuto in queste settimane. Abbiamo vissuto uno straordinario evento di grazia, abbiamo ricevuto delle commoventi testimonianze di fede e soprattutto abbiamo visto una Chiesa che col suo pellegrinare non cessa di indicare al mondo l’unica strada della salvezza: quella che porta a Gesù.
b)     Non posso poi non sottolineare la grazia straordinaria ricevuta da me e da tutta la comunità cristiana e civile di Torino con la Visita Pastorale del Santo Padre, Benedetto XVI, il quale il 2 Maggio scorso ci ha fatto il dono di una giornata memorabile trascorsa con noi per offrirci il suo profondo e chiaro Magistero, la sua preghiera per noi e con noi ed il suo esempio di fede sempre serena e forte anche nei momenti più difficili della vita della Chiesa.
c)      Desidero anche in questo momento ricordare e ancora una volta ringraziare quanti hanno lavorato per preparare, organizzare e garantire lo svolgimento ordinato e sicuro di questo grande evento: il Comitato organizzatore dell’Ostensione, i tantissimi volontari e collaboratori di ogni genere, quanti hanno svolto compiti delicati e gravosi per garantire a tutti ordine e sicurezza. In modo particolare sono riconoscente a chi ha sostenuto con vera generosità gli oneri economici di questo importante evento, che ha fatto onore alla Chiesa e alla città di Torino. Dalle numerose testimonianze di pellegrini che ho incontrato ho sempre sentito apprezzamenti molto positivi per la perfetta organizzazione, per la gentilezza e signorilità con le quali le persone incaricate offrivano accoglienza, consigli, informazioni ed ogni genere di aiuto. Mi piace infine sottolineare come questa Ostensione della Sindone sia stata seguita e fatta conoscere in Italia e nel mondo attraverso i vari mezzi della comunicazione nei quali sono state offerte molte informazioni sempre ispirate a grande rispetto ed attenzione al significato spirituale dell’evento.
 
3.    La responsabilità di non disperdere il dono ricevuto
    Abbiamo ora il dovere, terminata l’Ostensione della Sindone, di custodire nel cuore quanto abbiamo visto e ricevuto soprattutto come arricchimento della nostra fede:
a)      Il messaggio del Santo Padre, che qualcuno ha definito “un’Enciclica per Torino”, deve essere nuovamente ripreso, riletto, meditato ed attuato nei nostri comportamenti di vita: la sua omelia durante la Celebrazione eucaristica, incentrata sul dovere di amarci come Cristo ci ha amati, l’entusiasmo trasmesso ai tantissimi giovani convenuti con l’invito a non avere paura delle scelte definitive sull’esempio di Pier Giorgio Frassati, di cui giovedì scorso abbiamo ricordato i vent’anni della beatificazione, la profonda meditazione che ci ha offerto davanti alla Sindone, un vero gioiello di dottrina sul mistero della sofferenza, della morte e della risurrezione, ed infine l’insegnamento lasciato agli ospiti del Cottolengo, ai quali si è rivolto dicendo con grande commozione: “Voi non solo ci rappresentate Gesù, ma siete Gesù”.
b)     Questa Ostensione deve rimanere nella storia della nostra Chiesa torinese come un nuovo invito del Signore a “Costruire insieme” qui, in questa città, in questo territorio, il Regno di Dio, che è «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace» (dalla Liturgia).
c)      Infine chiedo sinceramente al Signore che nessuno disperda quella grande speranza che la Passio Christi ha seminato nei cuori di tanti fratelli e sorelle chiamati a portare ogni giorno croci pesanti: la Passio hominis. Il Signore Gesù, di cui la Sindone ci parla, ci lascia nel cuore la certezza che dobbiamo avere fiducia, perché Egli ci precede sempre ed ovunque: sulla strada del Calvario, nella sofferenza della croce, nel buio profondo della morte, ma soprattutto ci precede nella luce della Pasqua di risurrezione e nella gloria definitiva alla destra del Padre, dove, come ci ha detto con chiarezza, è andato a prepararci un posto.
 
    Maria, la Madre di Gesù, la sentiamo qui presente davanti alla Sindone e in mezzo alla nostra Assemblea, e con noi invoca la luce dello Spirito Santo, come a Pentecoste, affinché rimangano impresse negli occhi e nel cuore le meraviglie del Signore che tutti in questo tempo abbiamo potuto contemplare. Amen.
 
+ Severino Card. Poletto
Arcivescovo di Torino

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