NOVITÁ 2002

    Padre Heinrich Pfeiffer ha ammesso che la delicatezza e la perizia professionale delle operatrici, la Dott.ssa Mechthild Flury-Lemberg e la Dott.ssa Irene Tomedi, è indiscussa; questo non vuol dire, però, che non si siano probabilmente perse diverse possibili informazioni sull’oggetto. Si è raggiunta una pulizia impeccabile, ma bisogna chiedersi se questo era l’obiettivo prioritario.
    Sulla tempestività dell’intervento per il timore dell’avanzare delle parti carbonizzate, P. Pfeiffer ha detto: “Non ho sentito mai che parti carbonizzate potrebbero intaccare le parti sane di un tessuto dopo che l’incendio è spento da secoli…”

Conferenza stampa del 23-9-2000

In merito alle tensioni delle cuciture, il Prof. Giulio Fanti ha sottolineato che tali tensioni dovevano essere prima misurate “cucendo” nel tessuto fibre ottiche con un particolare reticolo (reticolo di Bragg).
È legittima la preoccupazione per l’ulteriore indebolimento dell’antico Telo bruciacchiato, privato della tela d’Olanda e delle toppe, che lo sostenevano evitando la possibilità di qualsiasi lacerazione. È preoccupante pure la variazione di misure del lenzuolo: uno dei lati lunghi è cresciuto di circa quattro centimetri e l’altro di circa otto. Per distendere le pieghe sono stati applicati pesi di piombo e fra gli strumenti usati è elencato un vaporizzatore a ultrasuoni. Lo stress della manipolazione, fatta oltretutto a mani nude, è stato aggravato da più di un mese di esposizione alla luce. Nel filmato che documenta le operazioni si vede anche una lampada a incandescenza accesa convogliare luce sul telo senza nessuno all’opera. Chi ha visto la Sindone in altre occasioni la trova ora più inscurita.
Il Prof. William Meacham ha notato che la rimozione del materiale carbonizzato e delle polveri ha comportato la perdita dell’opportunità di studiarli in situ; inoltre la mescolanza del materiale carbonizzato con le altre particelle ha fatto perdere la possibilità di uno studio separato. Sotto il profilo storico si teme pure la perdita delle pieghe che potevano testimoniare il modo di conservazione della Sindone nelle epoche più antiche. Lo stesso restauro cinquecentesco che è stato distrutto era una testimonianza storica, ora irrimediabilmente andata perduta.
La Prof.ssa Emanuela Marinelli ha ricordato che l’intervento ha suscitato notevoli perplessità fra molti studiosi della Sindone: infatti non appariva necessario e urgente un intervento così drastico. La decisione di compiere tale operazione è stata presa da un gruppo molto ristretto di persone, senza una più ampia consultazione fra gli scienziati e gli storici che da molti anni si interessano di questa Reliquia. Infatti nessuno aveva proposto un intervento del genere negli otto congressi internazionali tenutisi negli ultimi quattro anni (Torino 1998, Richmond 1999, Rio de Janeiro 1999, Torino 2000, Orvieto 2000, Dallas 2001, Parigi 2002, Rio de Janeiro 2002), nemmeno in quelli convocati dal Centro Internazionale di Sindonologia di Torino (Torino 1998) e dall’Arcivescovado di Torino (Torino 2000). Nove scienziati che hanno partecipato a quest’ultimo congresso hanno scritto una lettera di protesta al Custode della Sindone, che è l’Arcivescovo di Torino, Card. Severino Poletto, proprio in merito alla mancanza di questa necessaria consultazione previa. Molti altri sindonologi hanno espresso le loro perplessità scrivendo direttamente al Papa.
In nessuna rivista scientifica è apparso un articolo che motivasse la necessità di tale intervento. Che l’opportunità di compierlo sia stata “sottolineata con forza dal compianto Prof. Alan Adler, membro della Commissione per la Conservazione”, come è stato comunicato ufficialmente, contrasta con il fatto che questo illustre scienziato non l’ha mai scritto nei suoi lavori scientifici.
L’operazione, condotta in segreto e da poche persone, ha impedito a molti altri studiosi di effettuare le ricerche da essi ufficialmente proposte dopo il congresso di Torino 2000 e Orvieto 2000.
Per interventi di tale portata sarebbe necessaria una più ampia consultazione preventiva e un dibattito allargato fra esperti per evitare possibili ulteriori danni irreparabili all’oggetto, che è la più importante Reliquia della Cristianità. Sarebbe opportuno, quindi, che venisse allargata la commissione di conservazione della Sacra Sindone. Anche la commissione diocesana per la Sindone dovrebbe essere ampliata e trasformata in una commissione scientifica internazionale per la Sindone, sotto l’egida della Pontificia Accademia delle Scienze. È logico che per motivi pratici il Custode della Sindone abbia chiamato ad essere suoi più stretti collaboratori alcuni studiosi residenti a Torino, ma ognuno di loro dovrebbe essere il coordinatore di una sottocommissione nella quale far confluire tutti gli esperti della stessa disciplina (sono una trentina quelle che si occupano della Sindone) sparsi per il mondo. La Sindone non può essere considerata un patrimonio diocesano di Torino! Ovviamente le informazioni relative alla Sacra Sindone devono essere rese pubbliche ufficialmente in modo tempestivo e trasparente.
Anche il Dott. Orazio Petrosillo ha ricordato che la Sindone è un bene universale ed ha lamentato l’inspiegabile carenza di informazioni intorno a questa operazione. Ha inoltre avuto parole di apprezzamento per il dono fatto ai giornalisti dal Card. Poletto, che ha concesso loro un’ostensione privata del venerato Lino.

  • Sabato 21 settembre 2002 alle 11:00 nell'aula magna del Seminario Metropolitano di via XX Settembre 83 a Torino si è tenuta una conferenza stampa per illustrare i risultati degli interventi eseguiti sulla Sindone nei mesi di giugno e luglio 2002. Sono intervenuti: Card. Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, Custode pontificio della Sindone; Prof. Piero Savarino, assistente scientifico del Custode; Mons. Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone; Dott. Marco Bonatti, direttore del settimanale diocesano "La Voce del Popolo". La dott.ssa Mechthild Flury-Lemberg, direttrice emerita del Museo Abegg di Riggisberg (Svizzera), è stata a disposizione per eventuali precisazioni.

Conferenza stampa del 21-09-2002
La Sacra Sindone prima dell'intervento
La Sacra Sindone prima dell'intervento di rimozione del restauro del 1534 (A. Guerreschi)

La Sacra Sindone dopo l'intervento

La Sacra Sindone dopo l'intervento di rimozione del restauro del 1534 (Arcidiocesi di Torino)

Fra il 20 giugno e il 23 luglio 2002 la Sacra Sindone è stata sottoposta ad un notevole intervento che ha comportato la rimozione del restauro operato dalle suore Clarisse di Chambéry nel 1534. All’epoca, per riparare i gravi danni di due anni prima, furono apposti trenta rappezzi sui fori provocati dall’incendio e una tela d’Olanda sul retro della Sindone come fodera di sostegno. Ora tutti i rappezzi sono stati asportati e tutti i bordi carbonizzati dei fori sono stati raschiati via. I fori sono quindi divenuti più grandi e sono stati lasciati scoperti. Sul retro della Sindone è stata cucita, con aghi ricurvi e filo di seta, una nuova tela che risale a una cinquantina d’anni fa. Inoltre è stata effettuata la scansione digitale completa sia sulla superficie dove è visibile l’immagine dell’Uomo della Sindone, sia sul retro che è tornato poi ad essere nascosto dalla nuova fodera. Infine è stata realizzata una documentazione fotografica completa e sono stati operati alcuni prelievi di materiale.
Le motivazioni addotte dalla commissione che ha operato (non è stato reso noto però un elenco dei membri) riguardano la riduzione del problema delle pieghe esistenti sul telo, la tensione irregolare e incontrollata provocata dai punti di cucitura e la limitazione dei danni dovuti alla presenza di residui carboniosi. Inoltre le condizioni di pulizia della fodera erano ritenute assai preoccupanti e sotto le toppe si erano accumulati per quasi cinque secoli polvere e detriti, oltre ai frammenti di tessuto carbonizzato.

    C’era anche un’altra incredibile preoccupazione: “il processo di carbonizzazione aveva «camminato» e non si era probabilmente ancora arrestato”. Sono le parole di Mons. Giuseppe Ghiberti, presidente della commissione diocesana per la Sindone. 
    Dopo la conferenza stampa, i giornalisti sono stati accompagnati dal Card. Poletto nella Cappella della Sindone per una ostensione privata del Sacro Lino. 

Ostensione del 21-09-2002

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