L'ICONA INSANGUINATA
di
Emanuela MARINELLI
Naturalista e Geologa - Collegamento pro Sindone
© 1988 Tutti i diritti riservati
Collegamento pro Sindone - Novembre/Dicembre 1988

Scelta dell'angolo per il taglio dei campioni
Scelta dell'angolo per il taglio dei campioni da datare
con il radiocarbonio. Da sinistra a destra in primo piano
Cardinal A. Ballestrero, Prof. F. Testore, Prof. G. Riggi.
(Fototeca 3M)

"Veneranda icona di Cristo, che rimane oggetto del culto dei fedeli...". Si, letto e riletto, il comunicato del Cardinale A. Ballestrero dice proprio così. E allora c'è qualcosa che non quadra. Veramente in questa faccenda del 14C le cose che non quadrano sono parecchie, ma in questo momento soffermiamoci su questa: "icona di Cristo". La Sindone è dipinta? No. E allora che icona è? È facile rispondere: "icona nel senso di immagine". Ma immagine di chi? E fatta come? Il mistero diventa un giallo.

Una cosa è certa: nella Sindone è stato avvolto un cadavere, che vi ha lasciato impressa, in maniera ancora inspiegabile, la sua immagine dettagliata, punteggiata di macchie di sangue. Se questa sepoltura è avvenuta nel Medioevo, il cadavere, a rigor di logica, non può essere quello di Cristo; altrimenti dovremmo pensare, come qualcuno scherzosamente ha detto che Gesù sia tornato sulla terra nel Medioevo per una seconda missione, finita come la prima ma senza lasciare tracce storiche! Oppure dovremmo ammettere uno strepitoso miracolo: una tela su cui appare una immagine di Cristo costellata di macchie di sangue, sempre però senza lasciare il minimo cenno nella storia nonostante l'eccezionalità del prodigio.

Dando per scontato che il Cardinale Ballestrero sia aggiornatissimo, possiamo essere certi che non ritenga la Sindone dipinta o comunque artefatta, ipotesi queste ormai escluse definitivamente da decine di prove scientifiche. E allora, che razza di icona sarebbe questa? Un'icona insanguinata, il sudario funebre di un poveraccio sadicamente ucciso imitando la passione di Cristo, oltretutto indovinando alcuni particolari assolutamente sconosciuti e impensabili nel Medioevo. Come venerare un oggetto che risulterebbe macabro e ripugnante? Altro che icona come immagine dell'invisibile Dio, raccordo tra la terra e il cielo! O la Sindone è l'autentica reliquia della passione di Cristo, e allora è preziosa testimone dell'immenso sacrificio per la redenzione dell'umanità; o è medievale, e allora è il raccapricciante frutto di un orrendo delitto.

La data medievale e la venerazione sono in evidente contrasto, come è in contrasto la data medievale con tutta la mole degli altri dati scientifici. La scienza non può contraddire se stessa! Innumerevoli considerazioni logiche e decine di esami scientifici sono favorevoli all'autenticità di questo singolare Lino. Come ad esso sia stata attribuita una data medievale è un mistero non inferiore agli altri! In attesa di altri esami su questa singolare tela che sfida la scienza, preferisco continuare a chiamare icona un pezzo di legno su cui qualcuno, con sacrificio e preghiere, dipinge da secoli un volto di Cristo che tanto somiglia a quello sindonico.


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